lunedì 26 marzo 2012

Neuroscienze della molestia sessuale

"Il soggetto, sottoposto a stimoli randomizzati, dimostrava un'inefficace azione del sistema attenzionale posteriore preposto alla selezione di stimoli "pop up", con conseguente attivazione del circuito parieto-frontale supportante l'azione di "grasping", evidenziando quindi uno squilibrio a favore di processi cognitivi "bottom up" e a sfavore di processi cognitivi "top down".
traduzione

L'altro giorno all'uscita dall'asilo Lupidus ha afferrato il seno di una procace anziana signora che gli passava accanto.

Talkin about

Lupidus, come tanti altri bimbi nello spettro e non, è abbastanza addicted all'IPad; gli abbiamo scaricato varie applicazioni, memory, puzzles, libri, fattorie didattiche, app per suonare e disegnare, ed ovviamente quasi tutta la serie dei Talkin (cane, gatto, pinguino, giraffa, robot).
Soprattutto quest'ultimo




è diventato il compagno di merende di Lupidus. Roby ripete qualsiasi suono o parola vengano prodotti nell'ambiente circostante. Insomma, un echolalic game. Per mesi avevo mostrato a Lupidus questa possibilità, ma sembrava assolutamente disinteressato ad utilizzare il gioco in questa modalità. Poi, un giorno, un click nel suo cervello (come spesso accade per tantissime altre cose), ed improvvisamente Talkin Roby è diventato il Divertimento per Eccellenza.
Per me è stata un'occasione per sentire, capire, avere finalmente manifesto ciò che gli passa per la testa. Una vera e propria epifania. 
Ed ecco la fedele trascrizione delle parole che Lupidus fa ripetere al robot Roby:
pipì, cacca, scoreggia, cane, bau, occhi, capelli, saluti, superman, succo, latte, ciuccio, orsetto, mamma, papà, zanzara, ape.

Insomma il papà ed io ci giochiamo la retrocessione con zanzara e ape
Fallimento genitoriale.

Nel dubbio... "No".

Nonostante i notevoli progressi nell'area linguistica, Lupidus a tutt'oggi non è in grado di sostenere una conversazione fatta di turni e di alternanze tra domande e risposte. Nonostante questo, tuttavia, a volte è in grado di rispondere in maniera congruente e contestuale a una domanda, specialmente quando la sua risposta è sostenuta da una forte motivazione. Quando non comprende o non presta attenzione a una domanda, solitamente o risponde per ecolalia o non risponde affatto.
Ecco quindi come non saprei interpretare la seguente conversazione di oggi.
Tutor Aba al nostro arrivo a scuola: "Ciao Lupidus, tutto bene?"
Lupidus "No".
Aspettiamo, trepidanti, di sapere il perché.

sabato 17 marzo 2012

What if

Quanto tempo è passato da quando abbiamo avuto la nostra prima diagnosi, ancor prima, da quando mi sono accorta che c'era qualcosa che non andava. C'è stato un tempo fermo e buio, in cui sembrava che qualcuno raccontasse la tua vita, mentre intanto la tua vita, la tua vita vera (e invece no: solo mentale) andava avanti. C'è stato un tempo di ottimismo, di rincorse, di duro lavoro, di adattamento, di alcune risposte. C'è stato un tempo per l'accettazione, e per la gioia, c'è stato un tempo di normalità.
Ma una madre, almeno questa madre, non avrà mai più un tempo passato, in cui dirsi: ok è successo, andiamo avanti. Esisterà sempre e solo un tempo futuro, su cui interrogarsi, su cui accendere nuove speranze, un tempo di lotte e di non rassegnazione. Perché rassegnarsi fa respirare, ma ti fa anche abbandonare il figlio.
Non credo che essere autistico rappresenti un dono?, una dote? per mio figlio. E' una condizione. Che io rispetto. E il portatore di questa condizione è un bambino che, sicuramente a causa di questa sua condizione, ha maggiori difficoltà di un suo coetaneo. Non sono per l'omologazione, ma questa è una diversità che arreca a volte sofferenza, e, in quanto tale, non credo possa appartenergli.
E' nelle mie mani, nelle nostre mani. E nelle sue mani. Perché nessun terapista, nessun neuropsichiatra titolato, nessun insegnante, nessun medico avrà mai LA risposta. La risposta è tenerlo vicino, ed insegnar loro a crescere. A Lui e al Suo Autismo.
(sì lo so, è un post duro e controverso; ma sinceramente non ne posso più di leggere frasi del tipo "accetto mio figlio per quello che è, non cambierei mai la sua condizione ecc.", perché certo che accetto mio figlio per quello che è, certo che ho rispetto per questa condizione, ma questo non mi lascia incapace di distinguere ciò che è mio figlio e ciò che è autismo, e amare il primo non comporta necessariamente che io ami il secondo. Non comporta soprattutto che io non faccia qualcosa per migliorare -attenzione: non sto usando termini come eradicare, eliminare- questa sua condizione. Del resto, "who cares?".. Siamo rimasti solo noi, le famiglie. Consentiteci almeno qualche debolezza.)

Bontà

Ieri stavo lavorando, e mi hanno chiamato dalla scuola di Lupidus, dicendo che aveva fatto una brutta caduta, sbattuto la testa, e aveva un ematoma abbastanza esteso sulla fronte.
Quando sono andata a prenderlo, lui che aveva smesso da poco di piangere, mi ha dato una carezza. Bontà.
Nel frattempo due suoi compagni avevano raccolto alcuni rametti dalle siepi del giardino, e avevano improvvisato un piccolo mazzo da regalargli. Bontà.
Mai crescere.